ARCHIVI | ETHEL MARGUTTI | 18 MAGGIO, 2013 | FRIZZIFRIZZI.IT
Lo sapevi che il nuovo marchio TERRE FRANCESCANE fu lanciato con una “Signature Range” firmata dallo Chef Bruno Barbieri nel 2013? Ecco un articolo uscito sul magazine online di cultura visiva frizzifrizzi.it
“Amo cucinare. Eppure, non ho mai desiderato fare la cuoca professionista. Ho sempre pensato che i ritmi di lavoro a cui sono sottoposti gli chef siano molto, troppo serrati. In pratica “non riuscirei a starci dietro”. Tre primi al due. Forza con quel cosciotto!
Sono un’italiana atipica, non amo la pasta ed i primi piatti in genere (a parte il riso e le zuppe), mi piacciono i secondi e le verdure, mangio pochissimi dolci (anche se quando li faccio mi escono proprio buoni). Sono una feticista di pane, pagnotte e affini.
Non sono esperta di alta cucina e non sono assolutamente portata a realizzare piatti troppo elaborati, prediligo i piatti semplici, sostanziosi (sì, sono una buona forchetta) e dai sapori chiari e puliti (poche spezie). Insomma, meglio due pomodori sugosi e ben conditi, accompagnati a del buon pane da forno (con cui fare la rigorosa scarpetta), piuttosto che salse salsine in piatti dalla difficile interpretazione.
Sia chiaro, non disdegno assolutamente una cena in ristorante di alta classe, mi appassionano i sapori e prodotti nuovi (che probabilmente mai avrei cucinato), ma credo sia bene distinguere le cose: un conto è cucinare e l’altro è mangiare. Per mangiare piatti preparati da professionisti sono sempre pronta, ma quando si tratta di cucinarli un grosso punto di domanda si stampa sulla mia faccia.
Qualche giorno fa ho ricevuto a casa i tre oli della linea Terre Francescane, creata da Bruno Barbieri — sì, proprio lui, il giudice di Master Chef—in collaborazione con l’azienda umbra Cufrol Frantoi Oleari Umbri, diretta da Carlo e Andrea Gradassi assieme a Tiziano Scacaroni, che con lo chef bolognese collaborano ormai da vent’anni.
Terre Francescane consiste in tre extra vergine d’oliva italiani, con tonalità e gusti diversi a seconda della destinazione d’uso: carne (etichetta rossa, è fruttato con note erbacee, fresche e pungenti; color verde smeraldo con riflessi dorati; al palato gradevolmente piccante; aroma deciso, di oliva matura con leggero retrogusto di legno d’ulivo), pesce (etichetta blu, al palato rivela un gusto delicato e leggermente dolce che ricorda il frutto maturo; si avvertono note di foglia, pomodoro e oliva) e insalate (etichetta verde; color verde-giallo; gusto leggero che sprigiona un aroma delicato con retrogusto erbaceo; si avvertono il legno, il carciofo e la mandorla).
Con la scusa della mia dolce metà fuori Bologna per lavoro, ho deciso di coinvolgere la mia amica e socia Francesca in un assaggio mangereccio con prova sul campo, costringendo la mia cavia a sorbirsi successi ed insuccessi della mia cucina. Francesca è un giudice sincero e dalle sue espressioni capisci subito se il piatto le è piaciuto o meno.
Decisa a stupirla, mi sono guardata con attenzione il cd che mi è arrivato allegato alle bottiglie di olio ed i tre video (qui potete vederli anche voi) dove Bruno Barbieri si dava da fare con piatti decisamente sorprendenti abbinandoli alle tre etichette di Terre Francescane.
Ero carica, vi giuro. Mi ero ripromessa che avrei offerto alla mia ospite un piatto degno di uno chef di altissimo livello ma purtroppo mi sono dovuta scontrare con la dura realtà: le ricette dello chef erano strepitose ma io mi sono rivelata sono troppo scarsa per poterli affrontare.
Più mi intrigavano i piatti—vedi uova nel guscio con agrumi e asparagi all’olio d’oliva—più ero intimorita al solo pensiero di provare a prepararli (poco male: grazie al video ho comunque scoperto come fare ottime uova strapazzate che fino a quel momento avevo sempre sbagliato).
Mi sono decisa quindi a fare quello che so far meglio: piatti elementari, niente fronzoli e olio a go-go—notare i tovaglioli di carta: a tavola con noi c’era pure mia figlia di 4 anni e mettere insieme bambini ed olio significa certezza matematica di macchie impossibili, o giù di lì, da eliminare.
Come feticcio-salva-pranzo e sperando che un briciolo del talento di Barbieri mi colpisse almeno di striscio il capoccione, ho deciso di invitare “virtualmente” Lui-in-Persona, nella speranza che tra un boccone di indivia belga grigliata, del pinzimonio di carote, del carpaccio, un salmone alla griglia ed un pesce persico gratinato con pezzettoni di pane, non mi sgridasse troppo per le mie scarse doti culinarie o per qualche mappassone involontario.